Articolo 34

La scuola è aperta a tutti.

L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

I Finalisti

 

Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione

Associazione Articolo 21
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Associazione Italiana Costituzionalisti
Ordine Nazionale dei Giornalisti
RAI Radiotelevisione Italiana
RAI Cultura – RAI Scuola
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Accademia Vivarium Novum
Comitati Regionali per la Comunicazione
Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna, Trentino
Unione Sindacale Giornalisti Rai
Eurovisioni

Elenco delle venti scuole finaliste
del concorso Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione

Anno scolastico 2020-2021

  • Istituto Tecnico per il Turismo Carlo Gemmellaro (Squadra 1), Catania

    Tutte le costituzioni scritte tendono a conquistare “l’eternità ordinamentale” e la Costituzione della Repubblica italiana fino ad oggi ha superato la prova. È rimasta, con pochissime modifiche, il fondamento della nostra comunità democratica. Merito dei padri costituenti che hanno saputo formulare i testi degli articoli in modo che si prestassero a interpretazioni adeguate ai tempi sempre in ottica democratica.
    Nelson Mandela disse che "L'Istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo", ed è proprio così. Ma nel mondo non tutti hanno la possibilità di potersi avvalere dell'istruzione come strumento di sapere.
    Un popolo istruito non può essere ingannato né manipolato perché sa difendere la sua libertà battendosi contro le ingiustizie ed i soprusi.
    Lo Stato è fondato dai cittadini per i cittadini. Uno degli articoli che incarna questa attenzione delle istituzioni verso il popolo è l'art. 34.
    Ma la scuola italiana non è sempre equa: ci sono scuole più attrezzate di altre con lim, strumenti tecnologici, laboratori e palestre. Pertanto si rende necessario un maggior impiego di risorse.
    L' articolo 3 ci parla di uguaglianza e se la Repubblica ha permesso a tutti, anche a quei ragazzi che non possedevano mezzi sufficienti, di accedere all’istruzione, ancora non garantisce pari opportunità per le differenti dotazioni che peraltro creano competitività tra le istituzioni scolastiche invece di coesione e solidarietà.
    L’art.34 è davvero vivo e attuale oggi? Davvero la scuola garantisce pari opportunità?
    La scuola deve lottare contro la dispersione. Tanti ragazzi non riescono a completare il loro corso di studi ma la scuola deve cercare di avere "Non uno di meno" nelle proprie aule.
    non uno di meno se si riesce a rendere partecipe ogni alunno con determinazione, dedizione e perseveranza;
    non uno di meno se i professori si impegnano a trasmettere conoscenza non solo con la loro preparazione ma anche con la sensibilità, la comprensione e soprattutto con la passione.
    non uno di meno se si investe sugli ideali di uguaglianza, non solo come principio ma come realtà;
    non uno di meno se si riesce ad insegnare che l'istruzione offre una ricchezza d'animo che nessun denaro potrà mai comprare e dunque l’istruzione non deve essere esclusivamente finalizzata a scopi economici e produttivi;
    non uno di meno perché nessuno deve essere privato di un elemento vitale quale è l'istruzione: in questo mondo dovremmo soffrire di un solo tipo di fame, quella di sapere.
    E per accrescere il desiderio di conoscenza, si potrebbe anche dare la possibilità agli studenti di personalizzare, naturalmente in parte, il loro percorso di studi; in questo modo i ragazzi sarebbero più stimolati perché potrebbero studiare anche materie per loro più interessanti.
    Il diritto all’istruzione è la chiave d’accesso per tutti gli altri diritti, lo Stato deve riscoprirne il primato e mettere in campo tutte le strategie per assicurarlo a tutti.

  • Liceo Scientifico Michele Guerrisi, Cittanova (RC)

    La scuola che verrà

    Caro Piero ti scrivo, così rifletto un po'
    e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò!
    Da quando sei partito ci son tante novità:
    la scuola pubblica è ormai di tutti
    ma qualcosa ancora qui non va!

    Ci parlavi di scuola e auspicavi già
    che dovesse diventare un organo costituzionale.
    Per la democrazia la scuola è un organo vitale,
    ma a che serve la democrazia
    tu ce lo hai spiegato già:

    è permettere all’ uomo di avere una dignità
    e la classe dirigente è la scuola che la formerà.
    Poeti, artisti, insegnanti, scrittori di ogni età,
    tutti gli elementi migliori,
    cittadini della società.

    Vedi caro Piero, non ne facciamo mistero
    se tutte queste promesse ancora sono scommesse,
    vedi, vedi, vedi, vedi…
    Quel che dici è vero:
    la scuola deve formare
    una coscienza migliore, persone oneste e leali
    e invece oggi la dispersione è dilagante,
    vedi caro Piero,
    anche chi arriva al diploma non ha
    un senso critico vero…

    Da lassù lo vedi, il linguaggio è ormai cambiato,
    postare è meglio che cogitare,
    ognuno ai social si è ormai affidato:
    la notizia non è più da verificare,
    anche perché tremila like oggi possono bastare!

    I dati dicono che è emergenza educativa
    e noi con te vorremmo parlare,
    se puoi dirci cosa dobbiamo fare…
    Secondo noi l’insegnante ci dovrebbe accompagnare,
    una passeggiata insieme a lui dovremmo fare.

    Rit. Vedi caro Piero, un insegnante potrebbe fare
    disegni con le parole e gli animi risvegliare,
    Vedi, vedi, vedi, vedi…
    Vedi, le lezioni dovrebbero entusiasmare,
    a noi non servono vuote nozioni
    ma occhi sul mondo da spalancare!

    L’apprendimento creativo sarebbe da attivare,
    tanta curiosità e passione bisogna suscitare!
    La scuola al mondo reale si deve avvicinare,
    deve insegnare a sapersi orientare, ci deve trascinare!

    Una ragazza ci dice che dobbiamo ricordare
    che un libro, un maestro e un bambino,
    insieme a una penna il mondo posson cambiare!
    Questo noi per sempre lo dobbiamo ricordare,
    perché i nostri diritti gli altri non li devono calpestare.

    Rit. Vedi caro Piero, un insegnante potrebbe fare
    disegni con le parole e gli animi risvegliare,
    Vedi, vedi, vedi, vedi..
    Vedi, le lezioni dovrebbero emozionare
    a noi non servono vuote nozioni
    ma occhi sul mondo da spalancare!

    Ora noi ti lasciamo e un saluto ti mandiamo,
    e stai pur certo che sulla scuola noi sempre vigiliamo.
    Adesso il tuo pensiero ci accompagnerà,
    tutte quante le nostre azioni stai sicuro che le guiderà!
    E speriamo tanto che questa lettera per te sarà
    motivo di grande entusiasmo e ottimismo per quel che verrà!

    NB. Gli studenti hanno rielaborato il brano musicale "L'anno che verrà" di Lucio Dalla e di ciò è stata data comunicazione scritta alla SIAE di Reggio Cal.

  • Istituto Superiore Giustino Fortunato (Squadra 1), Rionero in Vulture (PZ)

    ILLUSTRISSIMI Presidente Draghi e Ministro Bianchi,
    con l'insediamento del nuovo Governo auspichiamo un cambiamento dell’organizzazione attuale del tempo Scuola, ormai, a nostro avviso, obsoleto poichè non tiene conto della trasformazione in atto nella società. L ’art. 34 ha ottimi propositi, ma allo stato attuale la sua realizzazione non è piena; non lo è perché l'istruzione non è totalmente gratuita nella scuola dell’obbligo, in quanto i libri e altri materiali scolastici sono a carico delle famiglie; non è garantita a tutti perchè non è inclusiva e accogliente. Vi spieghiamo la ragione sottesa a questa affermazione.
    L’emergenza sanitaria causata dal Covid ha portato alla luce delle criticità già esistenti e che si sono amplificate con l’aumento della percentuale dell’abbandono scolastico da parte di ragazzi che vivono in aree depresse, privi di stimoli culturali e luoghi di aggregazione sani. Il fenomeno della dispersione scolastica interessa famiglie che vivono disagi socio-economici e che per diversi motivi spingono i loro figli a vivere di espedienti e di fatto ad abbandonare la scuola, per dedicarsi ad azioni che spesso sconfinano nell’illegalità. Ci sono, inoltre, famiglie che vivono in piccoli paesi o in zone rurali difficilmente raggiunti da sistemi di telecomunicazione veloci e da reti di comunicazione stradali, limitando di fatto la possibilità di una piena realizzazione di se stessi “sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”(art. 2 Cost.). Non vogliamo sottolineare la differenza di istruzione e di investimenti nella scuola, che pur esiste, tra Nord e Sud, ma vogliamo porre l’attenzione su come dovrebbe essere una scuola inclusiva, che formi i cittadini nel rispetto delle regole della convivenza civile. E’ un progetto ambizioso ma dai grandi sogni possono nascere grandi realtà. Ci vuole coraggio, tanto coraggio per rivoluzionare una scuola imbalsamata, che non tiene conto delle diversità territoriali e sociali. La rivoluzione da noi proposta è quella di rendere la scuola la “Casa dello Studente”, dove poter reperire materiali di studio, collegamento ad internet, biblioteche dove poter studiare, luoghi di incontro per riposarsi tra una lezione e l’altra e socializzare. Crescere e svilupparsi in un ambiente sano che non tiene conto delle differenze sociali. Vivere la scuola pienamente, con un orario scolastico che può andare dalle otto di mattina alle quattro di pomeriggio, una scuola che offra a tutti il materiale necessario per sviluppare le competenze sociali e culturali. La scuola non crea differenze, rispetta le diversità, promuove la formazione del cittadino attivo attraverso il confronto tra pari. Questa formazione presuppone la conoscenza dei meccanismi economici che condizionano la nostra società e purtroppo l’economia è la grande assente dai programmi scolastici. Speriamo che i vostri ruoli istituzionali possano essere la nostra voce.

  • Istituto Superiore Madre Teresa di Calcutta, Casteltermini (AG)

    La scuola è aperta a tutti. Ci chiediamo cosa significhi scuola, e come possiamo ripensarla.
    Siamo convinti che una riflessione va fatta sulla parte del diritto formale dell’art 34, una scuola aperta, che accoglie, ancorché include. Una scuola che pone gli alunni, ragazzi, costantemente sull’orizzonte degli eventi e di senso, che sia in grado di dare strumenti di accesso alla conoscenza e allo stesso modo competenze di cittadinanza. L’art. 34 affermando che la scuola è aperta a tutti oltre a caratterizzare lo Stato sociale come uno Stato culturale, esclude tutte le discriminazioni nell’accesso al sapere. Precisa anche che è compito della Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli che di fatto impediscono che questo diritto venga esercitato, si parla di ostacoli di ogni natura: economica, sociale, culturale, ecc...
    Ci siamo soffermati, in particolare su tre documenti: l’intervento dell’On. Giua, che il
    17/04/1947, in sede Costituente, affermava che “l’istruzione è un bene sociale”, su quello del
    Presidente Ghidini, che nella stessa sede, il 19/09/1946, affermava “che alle volte accade che la
    capacità si riveli in alcuni più tardi che in altri”, e infine nel dibattito sull’art 3 della Costituzione l’On. La Pira, l’11/09/1946, nel trovare la giusta formulazione dichiarava “è del parere che debba essere conservata la parola autonomia. E’ vero che questa parola si identifica con quella libertà ma nel concetto di autonomia affiora anche un certo contenuto di spiritualità”.
    A nostro avviso bene sociale, soggetto e autonomia sono le dimensioni della scuola aperta a
    tutti. La scuola bene sociale è la scuola a cui la società riconosce non solo un ruolo ma anche un
    valore inalienabile, del quale la stessa società si sostanzia. La scuola soggetto siamo Noi per come siamo, con i nostri tempi che a volte non sono quelli della campanella o dell’esame, non esiste un momento comune in cui bisogna dimostrare di essere meritevoli, se non economicamente capaci. La scuola dell’autonomia è la scuola dove impariamo a saper affrontare le ingiustizie, dove possiamo capire quando sbagliamo, saper correggere il tiro, saper misurarci con la realtà e ciò che comporta, dove impariamo a capire chi siamo e cosa non vogliamo essere, ma principalmente capire che un fallimento o una delusione devono diventare occasione di crescita. Sono queste le cose che in questo momento mancano.
    Non pensiamo a “una promessa non mantenuta”, siamo convinti che la Costituzione con
    l’art. 34 ha garantito nel tempo un diritto fondamentale per l’uomo e l’individuo, in particolare nel dopoguerra, ma ancora oggi, nei luoghi lontani da interessi economici o degradati socialmente. A questo punto è necessario riflettere in chiave pedagogica e nella filosofia dell’educazione come
    ripensare la scuola, con riforme organiche e non con piccoli interventi, se la vogliamo ancora
    considerare come il volano della società (bene sociale, soggetto e autonomia).
    Noi ci siamo e voi?

  • Istituto Superiore Arimondi - Eula, Savigliano (CN)

    34 sul letto di morte.
    La situazione è critica. I battiti rallentano sempre di più, la malattia lo sta uccidendo, 34 è stato colpito da un virus letale: l’analfabetismo funzionale e di ritorno, meglio noto come 2050. Si espande sempre più e sembra incontrollabile.
    34 è nato dalla volontà del popolo di rendere la cultura accessibile a tutti, dalla necessità di equità e di poter promettere ad ogni cittadino un futuro brillante e adatto alle proprie capacità. Tutti i buoni principi su cui si fondava, ormai, sono stati infettati. I cittadini vivono nella convinzione che uno schermo sia più funzionale di un libro, molti conversano solo più attraverso computer e telefoni isolandosi dalla vita esterna, non uscendo di casa. Tutto è diventato semplice ed immediato. Negli uomini è morta la volontà di conoscere il passato e scoprire cosa riserva il futuro. Ci si interessa sempre di più all’ostentazione dei beni e sempre meno all’arricchimento personale attraverso la parola scritta. I giovani non sono stimolati a ragionare, si limitano a sostenere le opinioni popolari dei loro idoli sui social media, anche se di fatto non le comprendono o condividono.
    2050 si espande ed è invisibile agli uomini. Si diffonde attraverso le fake news e l’ignoranza. La scuola non è più vista come un’opportunità, ma solamente come un peso. E’ necessario trovare un vaccino prima che sia troppo tardi, una cura che risvegli gli uomini da questo lungo sonno facendo rinascere in loro la voglia di scoprire e di arricchire la propria cultura personale. Serve un rimedio che agisca velocemente, soprattutto sui giovani, il futuro del mondo.
    34 sul letto di morte chiede di essere ricordato, di essere messo in atto. Chiede che gli uomini tornino ad amare la cultura, le origini, il passato. Vorrebbe che le persone riconoscessero l’importanza della scuola e la bellezza della conoscenza. Il suo ultimo desiderio è che tutti ricordino il prezioso frutto del lungo lavoro dei Padri Costituenti che per mesi si sono confrontati, hanno discusso su ogni frase, ogni parola e ogni virgola per rendere l’articolo corretto, equo ed accessibile.
    "Da tutta la bassura della sorte umana originaria, dall’incultura originaria dovrà ciascuno poter lanciare su, snodare il suo piccolo stelo per arrivare a prendere la sua parte di sole. A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità. Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali.”
    Il tempo scarseggia, insiste 34 ricordando che "un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo".

  • Liceo Scientifico Enrico Boggio Lera, Catania

    Partita la vaccinazione contro il virus Nohom.

    È già trascorso parecchio tempo da quando tutte le agenzie hanno battuto la stessa allarmante notizia del pericolo di una pandemia, a causa del virus Nòhom, subdolo e sconosciuto, che uccideva gli aspetti caratterizzanti l’uomo. I contagiati, dal momento in cui il giovane professore dell’università delle Facoltà Umane ha scoperto il virus tra i suoi allievi, non si sono più contati.
    L’ epidemia ha causato tra i contagiati l’incapacità di gestire con consapevolezza la realtà, di conoscere il mondo e di riconoscere la cattiva informazione e li ha portati a non barcamenarsi nei meandri delle fake news che popolano il mondo di internet.
    Il virus, che ha la capacità di fare morire l’aspetto che meglio caratterizza l’uomo, è del ceppo dell’analfabetismo di ritorno e preferisce soggetti non adeguatamente formati intellettualmente. In quasi tutti i pazienti si riscontrano sintomi comuni, quali incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e di calcolo di base.
    Nove pazienti su dieci perdono buona parte delle loro conoscenze, competenze e capacità.
    Difettano le capacità di utilizzo degli strumenti intellettuali come la capacità argomentativa e di giudizio critico, strumenti necessari per prendere decisioni competenti e responsabili. Sette italiani su dieci tra i contagiati, hanno difficoltà perfino a comprendere semplici dialoghi nella propria lingua. La scienza è in affanno. Gli ospedali culturali non sono più capaci di ricevere gli infetti. Se ne costruiscono velocemente ad hoc, tutto l’apparato culturale statale è in crisi. Gli scienziati di tutto il mondo si stanno scambiando le informazioni per trovare un vaccino contro la dilagante mortale influenza del Nòhom, che cancella le caratteristiche umane del sapere. E dopo mesi di paura, sembra vedersi uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Lo afferma l’“Istituto contro l’epidemia intellettuale”. Si è infatti scoperta la cura della malattia del “cittadino non educato”, come è stato definito l’uomo infettato. È una medicina semplice, che parte dalle caratteristiche del virus per impedirgli di infettare, la cura ridurrà le conseguenze sino ad evitare la morte delle capacità umane e segnerà la fine di questa pandemia con una Rinascita intellettuale.
    Secondo gli scopritori, il vaccino garantisce l’immunizzazione dall’ottanta al novantacinque per cento. Pertanto lo Stato, per salvaguardare la salute intellettuale dell’uomo, si è impegnato a fornire i mezzi necessari all’Ente Formatore dell’Uomo, al fine di ridare ad esso la possibilità di fornire ai cittadini la capacità di esprimersi, partecipare attivamente, informarsi, essere consapevoli. Il vaccino Neoeduc, offerto gratuitamente e accessibile a tutti, è obbligatorio per conseguire la necessaria immunizzazione, presupposto indispensabile per lo sviluppo culturale ed economico dell’individuo e della comunità.

  • Istituto Magistrale Don Gnocchi, Maddaloni (CE)

    RILEGGIAMO L’ARTICOLO 34 DELLA COSTITUZIONE
 Liceo Statale Don Gnocchi - Maddaloni (CE)
    La storia insegna che anche nei momenti più bui può nascere qualcosa di buono e che, spesso, gli imprevisti, creando necessità, possono portare ad inaspettate ed a volte positive esperienze.
    Succede, ad esempio, che, nell’attuale scenario di DAD e DDI, gli insegnanti imparino a sperimentare nuove forme di interazione, che la lezione frontale muti in video-lezione, che i libri cambino in slide, che i banchi si trasformino in computer o smartphone, che noi studenti diventiamo, attivamente, motivatori del nostro apprendimento, creandoci, ex novo, un ambiente di lavoro e una quotidiana routine produttiva a casa.
    Nell’ “isolamento forzato”, in cui siamo stati catapultati, dove ci siamo sentiti, allo stesso tempo, sicuri, ma soli, incoraggiati dai nostri professori, ma scoraggiati dall’alienazione di un click o di un tap, abbiamo compreso, sperimentandola, l’affermazione del filosofo Pavel Florenskij: “La lezione non è un tram”, per cui “la lectio” non deve esclusivamente percorrere delle tappe prestabilite per arrivare ad un punto definito, ma deve essere costruita sui temi che vengono sollevati durante il cammino, per “unire” tutti i partecipanti come in una comune ed attenta “passeggiata”. Potremmo ricondurla alla metafora del viaggio, per cui, citando Thomas Stearns Eliot, quello che conta è il percorso e non l’arrivo.
    E proprio durante questi mesi, abbiamo affrontato il nostro percorso scolastico, sentendoci tutti uniti, sia sul piano empatico che su quello propriamente didattico, nonostante le numerose 
ineguaglianze tra gli studenti, che hanno portato molti a mettere in stand by lo studio. E’ così che siamo diventati parte attiva in un percorso umano per superare le difficoltà e le differenze, per cercare un compagno “perso”, invogliarlo a tornare, collaborando in modo da ritrovarlo dopo qualche giorno.
    Anche sul piano didattico siamo stati motivati dall’interesse della “scoperta”, trovando in ogni epoca, in ogni poesia, in ogni pensiero, un frammento del nostro sentire attuale. E l’abbiamo fatto con gli strumenti più consoni a noi “nerd”, crescendo in autostima e non sentendoci così inadeguati rispetto a una scuola che sempre più, negli anni, sentivamo ‘esclusiva’ rispetto alle nostre abilità.
    Cosa cambieremmo, dunque, della scuola attuale? Noi piuttosto vogliamo chiederci cosa aggiungeremmo! Sicuramente abbiamo sperimentato con successo un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie, un legame più stretto tra i contenuti delle discipline e la nostra realtà, una metodologia che ci ha “inclusi”, facendoci sentire adeguati nell’ unire le conoscenze alle nostre emozioni.
    Ed è proprio questo che aggiungeremmo ad una scuola che non si ferma: il nostro aiuto per progredire!



    3^ squadra: Basilicata Giovanna; Carfora Mariarosaria; Carfora Vincenza; Di Nardo Camilla; Picardi Alessandra; Tuccillo Carmela

  • Istituto di Istruzione Superiore Elena Principessa di Napoli, Rieti

    “RILEGGIAMO L’ART.34 DELLA COSTITUZIONE”
    Nel nostro Paese ci sono ancora molte disuguaglianze tra gli studenti e le cause di queste sono cambiate nel tempo: fino a qualche decennio fa la scuola passava in secondo piano perché i ragazzi lasciavano gli studi molto presto per poter aiutare economicamente le loro famiglie; oggi, invece, la scuola è trascurata poiché sostituita da nuove distrazioni, una tra tutte i social network, che occupano molto tempo ai ragazzi.
    Inoltre per il fatto che in Italia il numero dei lettori è sempre più in calo a causa della tecnologia che permette di ottenere un’informazione in minor tempo, è molto diffuso il fenomeno dell’analfabetismo funzionale tra gli studenti. La famiglia e la scuola possono far sì che questa situazione non peggiori motivando i ragazzi a proseguire gli studi.
    Il singolo studente ha bisogno di essere seguito e spronato sia dalla scuola, cioè dai professori, sia dalla famiglia, per dare il meglio di sé e per non accontentarsi dei propri risultati (come spesso accade).
    La scuola potrebbe favorire la discesa dell’analfabetismo funzionale e di altre disparità fra gli alunni attraverso la costruzione di stanze-studio e di biblioteche che mettano a disposizione testi scolastici e non solo. Nel pomeriggio, gli studenti potrebbero riunirvisi così da attuare uno studio collettivo che li coinvolgerebbe di più, anche imparando l’uno dall’altro. L’uso di tali stanze-studio potrebbe diminuire gli effetti delle disparità economiche perché tutti i ragazzi avrebbero a disposizione gli stessi strumenti; inoltre il lavorare insieme tra studenti di varie classi ed età comporterebbe nuove amicizie, scambi di idee e di consigli e aumenterebbe la fiducia in se stessi.
    Favorirebbero questo aspetto anche laboratori tematici nei quali si rafforzano, collaborando, le competenze su qualsiasi argomento che sia interessante per i componenti: ad esempio la scrittura creativa o la lettura espressiva, che aiuterebbe a comprendere meglio il significato dei brani; il teatro, che aiuterebbe lo studente ad esprimere emozioni e sensazioni; l’informatica, che preparerebbe ad un corretto uso del computer. Anche l’uso dei libri digitali aiuterebbe gli studenti con problemi di salute e diminuirebbe i costi per le famiglie, che potrebbero usufruire di tablet dati in comodato d’uso dalla scuola.
    Ancora, sarebbe interessante fare delle lezioni all’aperto: apprendere e conoscere nella natura o all’interno delle città non è solo divertente, ma è anche stimolante. Queste uscite, soprattutto durante il particolare periodo di pandemia che stiamo vivendo, sono importanti sia per la salute, poiché le possibilità di contagio sono minori, sia per far sì che gli studenti si sentano più liberi.
    Tutti questi aspetti permetterebbero di ottenere un migliore rendimento scolastico da parte degli studenti.

    ID Linguistico Elena Principessa di Napoli

  • Liceo Federico Albert, Lanzo Torinese (TO)

    Titolo: "Vorrei parlarti della scuola"
    Su quali princìpi si basa la scuola? Come può contribuire effettivamente al benessere della società? Recentemente, si è molto discusso su come garantire appieno il diritto all’istruzione per tutti, bambini, adolescenti e adulti (Articolo 34), la libertà di parola (Articolo 21) e la riduzione delle disuguaglianze in generale (Articolo 3). Rilevando delle carenze nella scuola tradizionale, alcuni ricorrono sempre più spesso a forme di istruzione innovativa, come lo homeschooling. Inoltre, progetti pedagogici come “L’asilo nel bosco” – per quanto controversi – hanno tentato di rendere più attiva la partecipazione dell’alunno nel mondo, d’accordo con quanto afferma l’attivismo pedagogico.
    In generale, la scuola italiana non risulta sufficientemente inclusiva: le persone con disabilità, per esempio, non sempre possono usufruire degli strumenti necessari alle loro esigenze, come previsto dall’Articolo 38, perché gli insegnanti di sostegno sono troppo pochi. Inoltre, gli studenti sono spesso schiacciati dal nozionismo di una scuola che, oltre ad avere scarsi effetti nell’introduzione del soggetto in società, lo porta spesso all’abbandono scolastico. I livelli di prestazione richiesti sono alti e ciò crea una forte pressione psicologica. Peraltro, il sistema scolastico non è aggiornato rispetto alle nuove tecnologie, perciò lo Stato dovrebbe investire in modo più mirato sulla scuola.
    Sarebbe anche opportuno selezionare meglio i docenti ed evitare il fenomeno delle “classi pollaio”: solo così i docenti potrebbero stimolare la creatività dell’alunno attraverso laboratori artistici e sportivi, come suggeriva Don Milani. In quest’ottica, sarebbe utile limitare i compiti a casa, che rischiano di diventare una forzatura, affinché gli alunni abbiano più tempo libero per sviluppare i propri talenti. Inoltre, questa impostazione potrebbe favorire il lifelong learning, riducendo la dispersione scolastica.
    Per concludere, la scuola italiana ha bisogno di una trasformazione radicale soprattutto in rapporto alla vita futura dell’alunno, in quanto è spesso incapace di formare cittadini responsabili. La nostra scuola è troppo statica: il modello scolastico odierno si può inserire in quello che l’attivismo avrebbe definito una scuola tradizionale, passiva, “seduta”, che non prepara adeguatamente alla vita. Invece, la scuola dovrebbe essere un trait d’union tra l’infanzia e il resto della vita, senza isolarsi dal mondo.

  • Liceo Classico Luciano Manara, Roma

    La scuola è aperta a tutti.
    Già la Costituente sottolineò l’importanza che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, potessero giungere ai gradi più alti dell'istruzione. Una forma alta per riconoscere un diritto della persona, per avviarsi verso una democrazia compiuta.
    Solo illusione?
    La scuola è in crisi. La pandemia e la DaD hanno accentuato la dispersione scolastica evidenziando forti disparità territoriali, censuarie e familiari.
    Il dibattito pubblico intorno alla scuola si è ravvivato ma dilagano la superficialità, la mancanza di senso critico con un Analfabetismo funzionale stimato dall’ OCSE al 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni.
    Vi sono zone dove l’abbandono scolastico supera il 40% con povertà e disoccupazione che spingono i giovani a sacrificare la loro formazione favorendo criminalità e microdelinquenza.
    Come appassionare gli studenti?
    L’incentivo economico potrebbe essere una buona strategia? Pago per la tua formazione, non fine a sé stessa ma ancorata ai risultati.
    Oggi Internet e i Social offrono l’accesso ad un’infinità di informazioni mettendo in difficoltà una scuola che non appassiona, alla quale non si riconosce il merito di formare e di informare, perché troppo teorica e nozionistica. Non si garantiscono a tutti le stesse opportunità, non c’è equità, nei mezzi di formazione e di informazione.
    Lo Stato ha il dovere di intervenire per rimuovere gli ostacoli, deve puntare sulla scuola rivalutando l’insegnante, fondamentale nella formazione e per la crescita dell’individuo.
    Bisogna valorizzare la figura dell’insegnante-educatore che accompagna gli studenti lungo il percorso educativo, li guida per renderli protagonisti attivi del progetto formativo. L’insegnante deve curare la sua formazione, deve entusiasmare gli studenti e stimolare la loro coscienza critica attraverso la lettura e il metodo scientifico per comprendere i processi logici della realtà.
    La scuola diritto di tutti e non lusso di pochi, deve accogliere e formare gli studenti perché diventino cittadini responsabili e consapevoli.
    Soprattutto l’Istituzione scolastica deve prevedere classi meno numerose e pretendere insegnanti in cattedra fin dal 1° giorno di scuola.
    Andrebbero poi rivisti i cicli scolastici, prolungate le scuole medie, definito un periodo di orientamento comune e scelto con consapevolezza un triennio superiore. Occorre ricucire i rapporti con il mondo del lavoro e con le università per recuperare i NEET, per dare loro una prospettiva di vita migliore.
    È necessario progettare scuole più accoglienti e tempo scuola prolungato per dare spazio allo sviluppo delle abilità e al potenziamento delle passioni, orientamento per le scelte future.
    Fondamentale poi agevolare gli studi universitari istituendo dei benefit, per dare sostegno e voglia di raggiungere i traguardi desiderati.
    Progettare una scuola di qualità conduce naturalmente al benessere sociale. Combiniamo Next Generation EU- PNRR - goal4 Agenda 2030 per rinascere, rinnovare, crescere.

  • Istituto Superiore Ettore Majorana - Giorgio Arcoleo, Caltagirone (CT)

    Caro Articolo 34,
    non sono solita scrivere questo tipo di lettere, perché so che la maggior parte delle volte vengono ignorate. Avrei molto da dirti e tu sai che io amo parlare, ma non ti annoierò. Tu hai ragione in ciò che affermi, ma qui le cose vanno male. Mi dispiace, ma gli operai della fabbrica di possibilità di cui ti vanti, stanno scioperando da quando alla regina Elisabetta è caduto il primo dentino! Scusami, non posso crederti più, sono stanca, perché le false opportunità mi stanno strette. So che sono cambiata, che siamo diversi, che alcune esperienze mi hanno resa più severa e il tram su cui ci siamo incontrati la prima volta è fuori uso. Vorrei che il nostro affetto fosse naturale come una conversazione tra amici e non drammatico come il sequel di una guerra. Spero che ci incontreremo su un nuovo tram per amarci come allora, per noi e per i nostri studenti.
    Tua Scuola

    Cara Scuola,
    dal mio 34° posto in questa Carta mai troppo letta, mi scomodo per volare in alto e osservare la realtà di oggi. Da quando il Covid-19 è entrato nelle nostre vite, ho notato dei tuoi difetti che prima non vedevo bene. Mi sento incompleto, il nostro patto è diventato ormai solo parole.
    Quanti studenti si sono allontanati da te quest’anno a causa di scarse possibilità economiche e accesso limitato a internet! Non ti importa? Non consideri le disuguaglianze sociali presenti dove operi da sempre? Col tempo sei cambiata e hai dimenticato i tuoi, i nostri principi di “sana e robusta Costituzione”. Le nostre conversazioni da tram, fugaci e malintese, si ripercuotono soprattutto sulle vite dei nostri studenti. Io tuttavia ti aspetto, aspetto la Scuola di cui mi sono innamorato tempo fa!
    Tuo Articolo 34

    Cari Scuola e Articolo 34,
    il vostro rapporto non è “rose e fiori”, ma è il momento di una tregua e di cominciare a conversare. Abbiamo una voce e vogliamo farla sentire!
    Tu, Scuola, non sai quanto puoi essere importante per noi: maturiamo tra le tue mura, ci dai possibilità che non tutti possono vantare, instillando senso critico e consapevolezza per la nostra brillante corazza contro le oscure barbarie. Conosciamo amici, compagni, anche amori, e te ne siamo grati. Quando, però, tra noi si instaurerà un rapporto d’intesa? Non appiattire le nostre diverse dimensioni con un sistema arcaico che enfatizza il progetto di studente perfetto. Impara da noi ogni tanto! Metti da parte la superbia, togli il masso che porti sulle spalle e guardaci negli occhi per conoscere le tue pene e attenuarle con le nostre speranze. Prima siamo esseri umani, poi studenti e sono alla fine voti. Ascoltaci e non trattarci come contenitori da riempire: abbiamo perso il tappo che ci conserva!
    Mentre tu, Articolo 34, “sei bravo, ma non ti applichi”. Impegnati a non essere vittima della Scuola, che troppo spesso si dimentica dei tuoi buoni precetti.
    Noi studenti vogliamo riconciliarvi da protagonisti, seguendo come amici le vostre due strade maestre per “uscire a riveder le stelle”!
    I vostri Studenti

  • Istituto Superiore Leonardo Sciascia - Enrico Fermi (Squadra 3), Sant'Agata di Militello (ME)

    Ed eccoci qua. si apre una nuova giornata per lo studente in DAD. Ci si alza dal letto,quasi sempre in ritardo per la lezione che sta per iniziare e, ancora in pigiama, dopo una brevissima colazione, ci si siede con il cellulare/tablet/computer alla scrivania. Passa la prima ora, c'è chi prende un biscotto dalla credenza o chi invece si lava il viso per cercare di svegliarsi. Sopraggiunge la seconda ora.. ma no, ancora è troppo presto per accendere la videocamera e ci si inventa una serie di scuse per non farsi vedere. Ed ecco la terza trascorsa davanti ai videogame per alcuni, chi ritorna a dormire, chi a lavarsi i denti e c'è anche chi finisce i compiti da consegnare l'ora successiva. E poi c'è l'ora asincrona, la più amata dallo studente in Dad con quei lavori assegnati che nessuno finirà mai. Possibile che non si capisca che se non c'è una valutazione immediata non vale la pena cominciare un nuovo lavoro? Alla fine della mattinata c'è amarezza, delusione, senza potere uscire allegramente con gli amici per trovare la carica e la grinta giusta per andare avanti. E dire che all'inizio della pandemia ci eravamo adattati alla Dad collaborando con i docenti poco abituati agli strumenti tecnologici. Il sistema scolastico è ancora troppo monotono fondato su programmi arcaici e lontano dall'attualità e dai problemi dei giovani, ma fa comodo a tutti o no? E' necessario che tutto cambi perché non cambi nulla diceva Tomasi di Lampedusa che sapeva dipingere così bene la natura umana. Ma cosa vogliamo cambiare noi che ci impigriamo davanti ad uno schermo preferendo chattare con i compagni, altro che far riposare gli occhi nella famosa "ora asincrona". Nossignore! L'ora di riflessione sui contenuti viene scambiata per una pausa rilassante al cellulare!! Forse gran parte dei contenuti proposti non ci appassionano e non solo per colpa nostra. C'è spesso un insegnante annoiato e poco incline ad utilizzare le nuove modalità didattiche, così non ci si sente abbastanza coinvolti e ciò produce noia e stress. Ci sono ancora troppe diseguaglianze che non sono state colmate e la pandemia le ha messe in evidenza. Se non si impara a leggere la realtà, bombardati come siamo da migliaia di informazioni, come si potrà sconfiggere l'analfabetismo funzionale? Avendo la testa piena di nozioni e informazioni spesso incoerenti come potremmo avere un giusto rapporto col mondo del lavoro, incapaci di compiere delle semplici scelte quotidiane. Chi sono i capaci e i meritevoli citati dall'articolo34 della Costituzione? Ancora oggi si giudica un alunno in base a ciò che memorizza e non a ciò che comprende. Nel mio percorso scolastico mi sono appassionato ad alcune discipline, ma non so ancora quale sarà la mia strada poichè ho ancora paura che la mia futura scelta ricada su ciò che odio di meno e non su ciò che amo di più. Tiriamo fuori da noi chi siamo veramente e non ciò che la scuola vorrebbe che fossimo.

  • Istituto Superiore Quinto Orazio Flacco (Squadra 3), Venosa (PZ)

    LEX MALA LEX NULLA
    1. Noi vogliamo mettere in atto il cambiamento necessario, doveroso e obbligatorio di una scuola immobile, ferma e stagnante.
    2. Per mettere in atto tale cambiamento è necessario trovare la causa del problema. Per noi essa risiede non nei docenti, studenti, genitori o Stato, ma nella silenziosa accettazione di un sistema antiquato e reazionario.
    3. Noi puntiamo ad una libertà in tutte le sue forme e in tutte le sue sfaccettature, quindi vogliamo essere liberi di apprendere, comprendere e discutere.
    4. Noi affermiamo l’importanza del sapere, ma la subordiniamo a quella del saper essere. A che cosa serve conoscere gli autori della letteratura se non riusciamo a riconoscere che stanno parlando di noi?
    5. Noi vogliamo che la scuola sia aperta veramente a tutti: questo significa che nella scuola non tolleriamo alcun pregiudizio da parte di studenti, collaboratori, docenti e dirigenti.
    6. Noi rivendichiamo che la nostra voce venga ascoltata e che la nostra idea venga considerata, a prescindere dal nostro cognome, dal lavoro dei nostri genitori, dal colore della nostra pelle, dal taglio dei nostri capelli, dal nostro modo di vestire, dalla nostra sessualità e dalle nostre credenze religiose.
    7. Noi vorremmo vivere una scuola non laica ma aconfessionale. Aboliamo l’IRC sostituiamola con l’insegnamento dei diritti umani, in modo da educare cittadini rispettosi e consapevoli. A che cosa serve tener fede e rispettare dei patti stipulati per la prima volta da un orribile tiranno?
    8. Noi non vogliamo solo apostrofare questo sistema, vogliamo cambiarlo, perché se un sistema è fallace chi riconosce le sue criticità ha l’obbligo morale di lottare.
    9. Noi chiediamo che la lezione sia attiva, vivace e costruttiva, che non si riduca ad una mera lettura del testo, ma tenendo conto della differenza di conoscenze tra docente e discente, si trasformi in un momento di dialogo.
    10. Noi vogliamo l’abolizione delle valutazioni basate sulla mnemonica conoscenza degli argomenti, ritenuta da noi inadeguata e lontana dalla concezione del discente come soggetto pensante. Che si premi l’idea calzante, sagace, ben ponderata e che si apprezzi il pensiero critico e che si punti all’apprendimento nella libertà.
    Noi non ci rivolgiamo solo a quest’illustrissima giuria, non ci rivolgiamo solo all’autorità, ma ci rivolgiamo a tutti gli studenti, frutto malato di un sistema malato, a tutti gli insegnanti, vittime e carnefici di tale sistema, a tutti coloro che sono riusciti a notare le criticità del sistema: abbandonate l’obbedienza, i programmi e la burocrazia, liberatevi da queste pastoie e combattete al nostro fianco per creare una scuola che sia evasione, escursione e libertà. Una scuola per tutti.

  • Istituto Magistrale Don Giuseppe Fogazzaro (Squadra 1), Vicenza

    Nel 2018 l’OCSE ha stilato il rapporto PISA sull’educazione scolastica degli studenti italiani.
    I risultati riportati destano preoccupazioni.
    Vi sono fenomeni compromettenti l’effettività del diritto costituzionale all’istruzione specie in capo ai giovani appartenenti ai ceti sociali più svantaggiati.
    L’abbandono scolastico, ad es., affonda spesso la sua causa nel contesto da cui gli allievi provengono.
    Si trascura però di riflettere sul fatto che questi abbandonano la scuola anche perché non “stanno bene” con i docenti risultanti poco aperti al dialogo con loro, il che costituisce ostacolo impervio per taluni.
    Molti insegnanti sono privi di formazione adeguata per riuscire a stabilire una relazione educativa empatica.
    Secondo il PISA, gli studenti italiani sono tra i più stressati al mondo.
    Solo il 24% si dichiara molto soddisfatto della propria vita, mentre il 15% afferma di esserlo poco.
    Una delle cause di tali dati sconsolanti è l’eccessivo carico di studio a cui vengono sottoposti, che priva loro del tempo libero fondamentale per la salvaguardia del benessere psicologico.
    Dedicarsi alle passioni e coltivare i rapporti umani sono, infatti, i modi tramite cui gli adolescenti, in un periodo critico della vita, possono scaricare la tensione ed arricchirsi.
    Nel modello finlandese - uno dei sistemi scolastici più all’avanguardia -, i compiti a casa, per es., sono aboliti.
    Si lavora a scuola in modo che il tempo extrascolastico sia dedicato alle attività ludiche; esse sono considerate talmente necessarie che la stessa scuola prevede momenti di svago.
    Continuando a comparare il sistema italiano col finlandese ove viene premiata la collaborazione a discapito della competizione, in Italia il sistema di valutazione presenta aspetti negativi.
    Qui gli studenti sono stimati in base ad un voto e non alle loro personali caratteristiche.
    Si preferisce etichettare i ragazzi con un numero, ma non si incentiva lo sviluppo del pensiero critico e l’espressione del sé.
    Nella vita è importante soprattutto “chi siamo” e sarebbe auspicabile, anche se più impegnativo, sviluppare a scuola l’approfondimento affinché i ragazzi comprendano meglio chi e cosa vogliono diventare umanamente. Analfabetismo funzionale… no!
    Il che sarebbe tanto più utile ove si valutasse che, nell’educazione giovanile, le famiglie, a causa della crisi in cui versano, sono talvolta assenti.
    A ciò si aggiunga che la DAD ha accentuato i disagi già esistenti, a causa della privazione del contatto sociale; il lato più umano della scuola è andato perduto, così come la sua parte più “leggera” che compensava lo stress per continue “verifiche”, talvolta sterili.
    Il sapere è ricerca. Socrate affermava: “Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare”.
    Per il Futuro, sogniamo che la scuola vada contro l’omologazione e diventi il luogo in cui ciascuno possa esprimere se stesso nella propria unicità ed accendere la propria “fiaccola”.

  • Liceo Classico Giulio Perticari (Squadra 2), Senigallia (AN)

    LA SCUOLA ALZO’ LA MANO
    “per parlare si alza la mano”.
    La scuola alzò la mano.

    “Se solo avessi sentito più voci. Se solo più persone fossero state disposte ad ascoltare. Lo scambio di idee è fondamento di ogni dialogo costruttivo.
    Come si può migliorare senza conoscere il pensiero altrui?”
    Un crepitio, che viene dal dito.

    “Se solo ci fosse spazio per coltivare le passioni. Ho visto iridi, luminose di curiosità, venire spente da parole aride di libri non spiegati. Ho sentito parlare di corsi su corsi, vanificati dall'inefficienza: sarebbe stato bello vedere i ragazzi impegnati in ciò che li faceva risplendere.
    Una venatura nera attraversa il braccio.

    “Se solo fosse stata data agli studenti responsabilità: scegliere per sé cosa approfondire, custodire spazi comuni, ideare e costruire la propria realtà scolastica”.
    Ora, fitte alla testa.

    “Se solo fosse trasmesso loro il piacere per lo studio: studenti filosofi, tesi alla conoscenza più che al risultato. Se solo potessero scegliere ciò che interessa loro conoscere”.
    Il cuore rallenta i suoi battiti.

    “Se solo non fossero tutti mossi dall’ansia del fallimento, ma dall’apprezzamento sereno del cammino stesso”.
    Crampi sconvolgono lo stomaco.

    “Se solo i miei spazi non fossero trascurati, se solo fossero funzionali a uno sviluppo sociale e didattico adeguato. Dovrei essere sicura e accogliente, non un pericoloso capannone di periferia”.
    La spina dorsale si sfalda.

    “Se solo gli insegnanti riguadagnassero autorevolezza ma non autorità, se solo recuperassero il vero significato e valore dell’essere maestri. Se solo fossero riconosciuti loro rispetto e dignità da studenti, genitori, presidi e cittadini tutti nel compito di costruire la società prossima”.
    Le gambe tremano.

    “Se solo gli insegnanti fossero formati a formare, educati ad educare. La pedagogia e un tirocinio effettivo dovrebbero essere elementi imprescindibili nel loro percorso formativo”.
    Le ginocchia cedono.

    “Se solo fossero forniti gli strumenti adatti ad affrontare la realtà attuale con consapevolezza e spirito critico, se solo si educasse un cittadino a vivere in una società democratica”.
    I piedi incespicano.

    E invece:

    Voci che gridano mute, occhi bendati dal “si è sempre fatto così”;
    Interessi soffocati in programmi ferrei e opprimenti;
    Li vogliono adulti trattandoli come bambini;
    Il dovere inaridisce ogni passione;
    Stress e depressione dilagano;
    Le scuole cadono a pezzi;
    I maestri sono zerbini;
    Cos’è la docimologia?
    Silenzio ed obbedisci!

    Segui la crepa che si apre su un dito, farsi strada per il braccio e attraversare tutto il corpo, arrivare ai piedi, sgretolarne le fondamenta.
    La scuola siamo noi, rigeneriamoci.
    Concretizziamo i “se solo”, facciamoci artefici di un nuovo progetto.

  • Istituto Superiore Galileo Galilei (Squadra 1), Firenze

    La scuola è un mezzo efficace per abbattere il muro dell’ignoranza, mostrare che il diverso non fa paura ma che dobbiamo accoglierlo, comprenderlo e confrontarci con esso, per trarne un insegnamento e arricchire la nostra persona.
    Senza un’educazione che permetta lo sviluppo libero del pensiero non ci sarà libertà, e senza libertà non ci sarà democrazia.
    Gaber in una delle sue più belle canzoni canta “libertà non è neanche avere un'opinione, la
    libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.
    Il concetto di partecipazione deve essere quindi sviluppato e incoraggiato all’interno della scuola: non come frequenza passiva, ma come cooperazione attiva tra i vari membri che compongono il tessuto scolastico.
    Dobbiamo percepire la scuola come un luogo che ci appartiene, un luogo di incontro generazionale in cui l’insegnante lavora in sinergia con noi studenti, per prepararci ad essere pronti a sfruttare concretamente gli insegnamenti ricevuti.
    Pensiamo che ad oggi sia importante riaccendere nei giovani il senso civico e la passione per questa grande comunità che è l’Italia, formando futuri cittadini fieri di accogliere, comprendere e arricchire il proprio patrimonio culturale.
    La storia che ci precede è parte fondamentale di noi e di quello che sarà il nostro futuro e la scuola italiana è infatti maestra nel tramandarci gli insegnamenti del passato; spesso però non è in grado di guidarci a spendere nella realtà attuale le nozioni apprese.
    È importante che ci venga insegnato come vivere nel presente, con una formazione coerente e simultanea con gli sviluppi della società.
    L’educazione civica, il cui insegnamento è stato inserito solo da quest’anno all’interno dei programmi scolastici, ben potrebbe essere una nuova “materia di vita” ma deve essere valorizzata: noi riteniamo che debba essere concepita, non come materia a sé stante, ma come un approccio trasversale che ci aiuti a sviluppare un pensiero critico originale, attuale, capace di insediarsi e fondersi con il resto delle discipline.
    La nostra proposta è quella di portare all’interno delle scuole italiane insegnamenti basati sulla collaborazione e su quel senso di libertà e di partecipazione che il singolo deve respirare e ricercare continuamente.
    Sentiamo il bisogno di una scuola rinnovata, che ci prepari a vivere nel nostro tempo rendendoci un ingranaggio fondamentale di questo meccanismo chiamato vita.

  • Liceo Statale Sandro Pertini, Genova

    Rileggiamo l’ARTICOLO 34 Arriva la pandemia e la vecchia scuola si porta via!
    Noi vogliamo una scuola multiculturale nella quale ogni tipo di pregiudizio venga abbattuto e in cui regni l’inclusione sociale.
    L’articolo 34 della Costituzione recita: “la scuola è aperta a tutti..”, di fatto chi ci sta dentro scappa via, mentre invece chi vorrebbe entrarci fa della vita di strada la sua unica via.
    Questo problema deve essere risolto!
    La scuola è molto improntata sullo studio e si cura poco di stress ed emozioni di noi studenti.
    Posti in secondo piano, non esprimiamo la nostra creatività e il nostro punto di vista, ciò è causa di dispersione scolastica e di analfabetismo funzionale elementi alla base di disuguaglianze e di immobilità sociale.
    A chi possiamo rivolgerci?
    Chi può aiutarci a tornare in primo piano per farci emergere e non omologarci come automi ad un sistema scolastico superato?
    Ritmi e tempi serrati, infinite quantità di compiti e verifiche non servono ad eliminare l’ignoranza, rappresentando ancora una volta elementi alla base della disuguaglianza.
    La scuola rende passive le nostre menti, non ci chiede di pensare, ci chiede solo di immagazzinare, senza rielaborare nè immaginare.
    Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, il nostro mare, che rischia di risucchiare chi di noi non ha potuto imparare a nuotare.
    Approfittate della pandemia!
    Spesso ci dite: “lo facciamo per il vostro futuro”, rendendoci il nostro presente sempre più duro. In questo modo non ci chiedete mai quale sia la nostra verità che ci permetterebbe di creare una nuova società.
    Aiutiamo, facciamo uno sforzo oggi, per il sorriso dei bambini, domani.
    Perché la scuola ci lascia in balia delle onde?
    Se negli anni di scuola abbiamo smesso di pensare con la didattica a distanza abbiamo smesso anche di parlare e di noi non resta che una massa informe da manipolare.
    Una scuola futura sostenibile potrebbe essere immersa nella natura perchè non esiste cultura senza serenità, felicità, creatività e accoglienza, ma soprattutto democrazia e libertà. Solo in una scuola così aperta noi ci stiamo dentro.


    La Scuola della 2B - Classe Peer Education 3.0
    Liceo delle Scienze Umane - Liceo Statale Sandro Pertini - Genova

  • Istituto Superiore Galileo Galilei (Squadra 3), Firenze

    Citando Calamandrei, una Repubblica per definirsi tale deve garantire a tutti i cittadini la possibilità di autorealizzarsi e disporre di eguali opportunità in ogni ambito sociale.
    E, a testimonianza del ruolo fondamentale che ha l’istituzione scolastica nella formazione dell’individuo come soggetto in grado di effettuare le proprie scelte di vita in autonomia e consapevolezza, il combinato disposto degli articoli 3 e 34 della Costituzione impone alla Repubblica il compito di sostenere (anche economicamente) tutti coloro che siano meritevoli e dotati.
    La storia ci insegna che, se non si concretizzano nella realtà di tutti i giorni i valori fondanti della democrazia (tolleranza, uguaglianza e solidarietà), si rischia di aprire le porte a forme di stato estremiste o autoritarie. È quindi necessario che questi valori diventino parte integrante della vita quotidiana di ogni individuo e del gruppo sociale cui appartiene.
    Il concetto di democrazia è legato, come inoltre ci insegna Bobbio, a quello di libertà civile, politica e sociale. E, in quest'ottica, è fondamentale che la scuola non sia intesa solo come luogo dove si apprendono nozioni, ma anche come incontro di generazioni, ognuna con il proprio vissuto, le diverse culture, estrazioni sociali e credo religiosi.
    In una società globalizzata e interconnessa come quella attuale, si comprende quanto sia obsoleta l'istituzione scolastica della riforma Gentile del 1923 e come si debba sentire il bisogno impellente di una “scuola rinnovata".
    In vista di una vera integrazione, la scuola dovrebbe incentivare lo studio della storia delle religioni e delle culture "altre" in modo da far conoscere e rendere comprensibile ciò che viene concepito come diverso.
    Un insegnamento che dovrebbe essere valorizzato è il diritto, indispensabile per responsabilizzare l'individuo circa i suoi doveri e renderlo consapevole dei suoi diritti.
    E’ necessario per comprendere le strutture governative e non cadere vittime dell'apatia politica, che porta il cittadino al disinteresse e all’astensionismo.
    Il quadro finora delineato non può prescindere da un'approfondita conoscenza della storia contemporanea, che permetta all'individuo di conoscere la realtà in cui è immerso.
    Attraverso esperienze concrete, anche nel mondo del lavoro, la scuola dovrebbe fornire gli strumenti di cittadinanza attiva per consentire l'acquisizione di abilità spendibili nella realtà e utili all’inserimento nel tessuto sociale.

  • Liceo Scientifico Francesco Redi, Arezzo

    Sogniamo la scuola italiana. E’ una nave da crociera lunghissima e colorata, dove possono salire poveri, ricchi, giovani e meno giovani, di provenienze, età, lingue, storie diverse.
    Ognuno sulla nave porta il proprio bagaglio interiore e si confronta con gli altri passeggeri.
    Si dialoga, si discute, si ride, si gioca, si sogna, si impara, si cresce.
    La nave salpa ogni mattina alle 8.20 e giunge al porto alle 13.20. Ogni giorno una tappa diversa, un itinerario speciale. A giugno si festeggia l’arrivo e a settembre si riparte per nuove avventure.
    Nella nostra nave immaginaria nessuno rinuncia al viaggio, tutti sono importanti ed arrivano a destinazione. Alla fine ciascuno porterà con sé quello che ha visto, sentito, imparato.
    Gli insegnanti, nostri timonieri, ci guidano, ci infondono sicurezza, alimentano la nostra curiosità e aprono i nostri sensi alla bellezza, senza la quale saremmo inanimati.
    La realtà è diversa. Viaggiamo su una vecchia barca. Il capitano fa salire tutti, ma non si accorge che durante il tragitto scendono in troppi. Nel viaggio alcuni dormono, altri soffrono e nessuno li ascolta.
    Tutto sommato qualcuno riesce anche a cantare e qualche volta ridiamo e ci divertiamo.
    Manca spesso il carburante. L’imbarcazione procede a rilento. A volte si ferma e non abbiamo scialuppe di salvataggio. I timonieri sono in difficoltà, spesso perdono il controllo perché la nave è sovraccarica, anche se molti via via l’abbandonano per gettarsi in un mare pieno di incognite.
    Karim alle elementari non parlava bene l’italiano e, dopo anni, ha ancora difficoltà perché nessuno lo ha aiutato. Emma era bravissima con l’oboe, ma a scuola non lo ha potuto dimostrare. Ci hanno fatto credere che l’unica intelligenza “vera” fosse quella logico-matematica, ma abbiamo scoperto che ne esistono almeno sette forme diverse.
    Ad ogni tappa del tragitto abbiamo ricominciato a studiare il mondo antico, ma non abbiamo avuto tempo di conoscere la storia più vicina alle nostre vite.
    Ci sarebbe piaciuto vedere e conoscere i nostri compagni di viaggio da ogni lato, ma siamo stipati tutti in fila e non vediamo che la schiena o il profilo degli altri.
    La scuola che vorremmo dovrebbe farci vivere al di fuori degli schemi, aprire sempre i suoi spazi alla varietà dei nostri mondi, valorizzare capacità e accendere passioni, come la musica o le arti figurative. Dovrebbe nutrire potenzialità già nei bambini, così che ognuno possa decidere consapevolmente quale altro viaggio intraprendere. Permetterci di giocare con la matematica e l’informatica, di imparare a conoscere il nostro corpo e sentirne la voce.
    Vorremmo ascoltare noi stessi per poter ascoltare e che i timonieri, a loro volta, ci ascoltassero di più. Che facessero uscire la bellezza che è dentro di noi, spesso chiusa in una cassaforte.
    A tutti gli adulti il compito di trovare la combinazione.
    Noi ci siamo, curiosi di salpare.

  • Liceo Artistico Enzo Rossi (Squadra 3), Roma

    “La scuola è aperta a tutti...”. testo art. 34
    Questo è ciò che sancisce l’articolo 34 della Costituzione italiana. Dalle rilevazioni del recente rapporto PISA dell’OCSE sull’educazione e sull’apprendimento degli studenti italiani che hanno concluso la scuola dell’obbligo emerge un quadro preoccupante in merito alle diseguaglianze tra gli studenti delle scuole del Nord e quelle del Mezzogiorno, tra i licei e le scuole tecniche e professionali, tra studenti e studentesse. Questi dati attestano l’esistenza sul territorio nazionale di disparità economiche, sociali e culturali che tradiscono il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana secondo il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di genere, razza, religione, lingua, opinione politica, condizioni personali e sociali.
    Ci troviamo quindi davanti a una vera e propria emergenza educativa, ulteriormente aggravata dalla pandemia che ha determinato un incremento dell’indicatore relativo all’abbandono scolastico, che ha raggiunto la preoccupante soglia del 25% della popolazione scolastica. Si tratta di uno studente su quattro a livello nazionale e di uno studente su tre nel Sud Italia, area territoriale in cui la situazione è ancora più critica che al Nord.
E’ dunque lecito parlare di una vera e propria questione meridionale e ora come ora neanche i principi fondamentali dettati dalla nostra costituzione sono rispettati a pieno, tantomeno quelli etico-sociali. L’obiettivo è tra i più alti: la piena realizzazione del diritto di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione, che nella scuola si concretizza in un diritto a ricevere le stesse oppor- tunità educative per tutti i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dal luogo di nascita. Trovare una soluzione veloce ad un problema così grande e ormai diffuso è difficile e forse bisognerebbe guardare la situazione in generale e non soffermarsi soltanto sulla zona dove questo è maggiore, perché anche se al sud la questione è più grave essa è presente anche nelle altra zone d’Italia seppur in minor percentuale. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di rivoluzionare finalmente questo ormai conservatore, retrogrado e nostalgico sistema scolastico ormai vecchio di decenni; prendere in considerazione che magari i ragazzi siano posti davanti alla scelta di cosa voler fare da grandi troppo presto, considerare il fatto di poter prendere spunto da altri sistemi scolastici, europei e non, molto più funzionali e meno tossici e magari anche smettere di trasformare persone in numeri sotterrandole di compiti e interrogazioni.Dopo aver curato le ferite più gravi del nostro sistema scolastico per far scender il tasso di abbandono si potrebbe anche alzare la soglia dell’obbligo scolastico in quanto il sistema non sarà più “svogliante” e opprimente come lo è ora e lo è stato fino ad adesso.
    SI ALLEGANO FILE IMMAGINE PER MAIL

 

Menzione speciale

  • Liceo Artistico Enzo Rossi (Squadra 2), Roma

    CLASSE 3^Rebibbia


    Letto tutta costituzione su tutta giustizia.
    Sono contenta mandare figli a scuola, io ho mandato sempre tutti alle elementare e media.
    Ora noi al campo (nomadi) mandiamo sempre tutti i giorni perché dice se no venire assistente sociale.
    Tutti ordinati con scuola bus




    Considerazione personale
    Dopo aver letto l'art.34 ho pensato che forse oggi si dovrebbe riguardare questa legge perché i ragazzi devono per obbligo andare a scuola fino a sedici anni.
    L'istruzione inferiore impartita per almeno otto anni mette sul piedistallo chi con grandi saperi è stato lungimirante.
    Ai miei tempi era difficile fare tutte le scuole. Oggi è più facile andare a scuola ed auguro ai ragazzi di poter imparare tutto al meglio.

la Giuria

Giornalisti, filosofi, giuristi

  • Giuliano Amato
  • Luigi Berlinguer
  • Franco Cardini
  • Lorenza Carlassare
  • Luciana Castellina
  • Silvia Costa
  • Sergio Lepri
  • Paola Marsocci
  • Gino Roncaglia
  • Lucio Russo
  • Salvatore Settis
  • Roberto Zaccaria
  • Gustavo Zagrebelsky

Enti Promotori

  • Lucia Azzolina (Ministero dell’Istruzione)
  • Giovanna Boda (Ministero dell’Istruzione)
  • Giuseppe Giulietti (Fnsi)
  • Raffaele Lorusso (Fnsi)
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  • Guido D'Ubaldo (Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti)
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  • Stefano Cuppi (Corecom Emilia Romagna)
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  • Susi Ronchi (Corecom Sardegna)
  • Marco Sembenotti (Corecom Trentino)
  • Vittorio Di Trapani (Usigrai)
  • Luigi Miraglia (Accademia Vivarium Novum)
  • Paolo Borrometi (Articolo 21)
  • Elisa Marincola (Articolo 21)
  • Stefano Corradino (Articolo 21)
  • Renato Parascandolo (Articolo 21)
  • Roberto Natale (Articolo 21)
  • Vincenzo Vita (Articolo 21)